C’è il lupo all’origine del cane?
I più antichi scheletri di cani scoperti risalgono a circa 30.000 anni dopo la comparsa dell’uomo di Cro Magnon (Homo sapiens sapiens).
Sono sempre stati esumati in associazione a resti di ossa umane ed è per questa ragione che hanno meritato il nome di Canis familiaris (10.000 anni fa).
Sembra logico pensare che il cane domestico discenda da un canide selvatico preesistente.
Tra questi potenziali ascendenti troviamo il lupo (Canis lupus), lo sciacallo (Canis aureus) e il coyote (Canis latrans).
Le somiglianze tra cane e lupo
Le somiglianze tra cani e lupi complicano il lavoro dei paleozoologi alle prese con il riconoscimento di resti di lupo e di cane incompleti o quando il contesto archeologico rende la convivenza poco verosimile.
In effetti, il cane primitivo si differenzia dal suo antenato solo per qualche dettaglio poco affidabile, come la lunghezza della canna nasale, l’angolazione dello stop e la distanza tra i denti canini e i premolari superiori.
Inoltre, il numero di canidi, che erano predatori, era sicuramente molto inferiore a quello delle loro prede, il che riduce di conseguenza le probabilità di ritrovarne i fossili.
Tutte queste difficoltà, alle quali si aggiungono le possibilità di ibridazione tra cane e lupo, permettono di capire perché restano ancora da scoprire molti anelli della catena delle origini del cane e soprattutto le forme di transizione tra Canis lupus variabilis e Canis familiaris che forse un giorno permetteranno di decidere tra le varie teorie.
Si noti tuttavia che la teoria “diffusionista”, che attribuisce alle migrazioni umane la responsabilità dell’adozione del cane primitivo, non esclude la teoria “evoluzionista”, che sostiene che le varietà di cani sono originate dai vari centri di addomesticamento del lupo.
La domesticazione del lupo
La scoperta di impronte e di ossa di lupi nei territori occupati dall’uomo in Europa risale a 40.000 anni fa benché il loro reale utilizzo da parte dell’Homo sapiens non sia ancora stato riscontrato su affreschi preistorici.
A quell’epoca, l’uomo non era ancora sedentario e si nutriva dei prodotti della caccia, quindi seguiva le migrazioni delle sue prede.
I cambiamenti climatici – fine di un periodo glaciale e riscaldamento brusco dell’atmosfera – che si sono verificati circa 10.000 anni fa, hanno portato alla sostituzione delle tundre con le foreste e, a causa di questo, alla scomparsa di animali come mammut e bisonti a vantaggio di cervi e cinghiali.
Questo calo di animali utilizzati anche come alimentazione ha obbligato l’uomo a trovare nuove soluzioni di caccia, rivoluzionando anche il modo in cui andava a caccia delle prede.
Si trovarono allora in concorrenza con i lupi, che si nutrivano delle stesse prede e utilizzavano gli stessi metodi di caccia in branco facendo ricorso ai “battitori”.
L’uomo ha quindi dovuto, in modo del tutto naturale, tentare di rendere il lupo un proprio alleato nella caccia cercando, per la prima volta, di addomesticare un animale molto prima di diventare sedentario e di allevare il bestiame.
Il cane primitivo era quindi indiscutibilmente un cane da caccia e non un cane da pastore.
Per Ray Coppinger (biologo dell’evoluzione che lavora negli Stati Uniti ed è molto noto per i suoi lavori sul cane da utilità), alcuni lupi accettarono di avvicinarsi all’uomo per ottenere cibo e trasmisero quindi questo nuovo comportamento ai loro discendenti.
Altri scienziati sono contrari a questa teoria e ritengono che in tutto il mondo gli uomini preistorici abbiano pazientemente selezionato i lupi più docili all’interno di “allevamenti”, ottenendo nel corso delle generazioni un animale che, in cerca di affetto, era sempre più giocherellone e sottomesso all’uomo.