Prendere un cucciolo in negozio? No grazie!

Prendere un cucciolo in negozio? No grazie!

Il cucciolo, ai fini di un corretto sviluppo (anche e soprattutto) psichico, dovrebbe fare almeno 12 settimane (Fase III di Campbell; detta anche “Fase di impatto della paura”, “Fear Impact Period”) con madre e fratelli e sorelle e, anzi, auspicabilmente, dovrebbe rimanere in allevamento anche oltre quel periodo (non a caso in Svizzera c’è l’obbligo di legge, per tutti gli allevatori, di non dare cuccioli di età inferiore ai 3 mesi!).

Tanto meno gli farebbe bene (anzi, sarebbe piuttosto devastante) effettuare, prima dell’adozione definitiva, un “passaggio intermedio” (allevamento => negozio => famiglia adottante), per quanto scrupoloso possa essere il negozio.

La gente compra nei negozi principalmente per due motivi:

  1. non ha tempo di visitare vari allevamenti (quindi mi chiedo fino a che punto poi abbia tempo da dedicare al nuovo membro della famiglia!);
  2. non avendo tempo per verificare di persona le condizioni e i soggetti di un allevamento (incluso l’allevatore) e non avendo tempo, tanto meno, per formarsi un minimo di competenze circa i criteri da adottare ai fini della valutazione di un allevamento (quindi, in buona sostanza, anche su “come funziona un cane”, sia a livello di salute fisica, che psichica), crede semplicemente che comprarlo in negozio dia “garanzie” (senza tenere conto dei danni psichici che questa esperienza arreca al cane in una fase delicatissima della sua vita, quale è quella dell’imprinting, che inciderà sul resto della vita dell’animale!).

In altre parole a noi umani, molto egoisticamente (vogliamo “il cane”, ma non abbiamo tempo, né voglia spesso, per approfondire e capire “come funziona il cane”), interessa solo che sia il cane (e/o chi ce lo vende) a “fornire garanzie”; e non ci preoccupiamo (e quasi sempre non se ne preoccupa nemmeno il commerciante, tanto meno, a volte, l’allevatore di cani) che siamo noi umani a dover, semmai, “fornire garanzie” al cane (quindi a chi ce lo affida)!

Purtroppo il cane, quasi sempre, non può contare su umani che si preoccupino veramente di come andrà a stare, delle condizioni in cui andrà a vivere.

La responsabilità, comunque, in parte è anche del mondo degli allevatori, che una volta “venduto” il cane, si fanno di nebbia, si dileguano (tanto sanno che, per un tot di anni, quel “cliente” non sarà più “cliente”).

Tutti quelli che hanno preso un nostro cucciolo sono stati (e vengono a tutt’oggi) seguiti (sempre che lo desiderino e lo vogliano) non solo per telefono a scadenze ricorrenti (e, all’occorrenza, anche di persona, ma) anche tramite gruppi Facebook (di solito “chiusi” o “segreti”) dedicati (alla specifica cucciolata) in cui i diversi affidatari dei cuccioli possono entrare e rimanere in contatto e, soprattutto, scambiarsi opinioni e commenti sullo sviluppo del proprio cucciolo (e futuro cane).

Peraltro anche la gente, quando cerca (e poi acquista) un cane da un allevamento (o da un negozio), ragiona spesso come quando deve acquistare un elettrodomestico: vuole solo che “funzioni” (e pretende la “garanzia” dello scontrino).

A volte ci hanno contattato famiglie anche molto per bene, che vivono in grandi centri abitati, genitori molto impegnati nel lavoro, con figli che vanno a scuola o all’università, filippini che fan le pulizie in casa; chiedono il cane ma ti dicono che escono di casa tutti alle 8 (e non possono portarsi dietro il cane, perché gli sarebbe d’impiccio – o vietato – nel contesto del loro lavoro) e che rientrano tutti non prima delle 17 (i figli, magari, hanno impegni scolastici e/o sportivi pomeridiani) e pensano che il cane, appena preso (ma che, ovviamente, non gli possiamo dare!) sia come un televisore, che lo metti in stand-by alle 8 e lo riaccendi prima di cena quando ci si appresta a sedersi a tavola.

Poi ce ne sarebbe da dire anche circa certa “lobby veterinaria” (ma è un discorso lungo e spinoso; tralasciamo).

E’ sbagliato tutto il sistema (a cominciare da come vengono tenuti i cani adulti, come vengono alimentati, ecc…). Discorsi molto lunghi.

Ciò detto, NON andiamo a complicare (ulteriormente) questo “sistema” ipotizzando la (presunta) utilità dei negozi nella ricerca del proprio cane.

Commercianti di animali e allevatori di animali sono sempre esistiti, da che mondo è mondo.

Il mestiere dei commercianti (in qualsiasi settore) è sempre stato quello di “spostare un oggetto, un bene, una mercanzia” dal luogo del “produttore” (o del commerciante più grosso) a quello del “consumatore (finale o intermedio).

Il cucciolo non è una “merce” spostabile o delocalizzabile a piacimento. Specie nelle prime 16 settimane di vita (Fase I, II, III e IV di Campbell).

E’ la gente, che si deve “spostare”, che deve mettere a calcolo viaggi e spostamenti (senza far spostare il cucciolo da dove è nato o nascerà e sta crescendo o crescerà).

Ma la gente si sposta spesso, nei momenti canonici della settimana e dell’anno (week-end, festività, ferie invernali/estive) per “divertirsi” o andare in vacanza.

Poi, magari, per prendere un essere vivente (e particolarmente “senziente”, come un cane), che dovrà convivere con loro oltre un decennio, preferisce “spostarsi” il minimo, rivolgendosi al negozio della propria città; e se il cucciolo, poi, dovesse presentare dei problemi (o, peggio, smettere di “funzionare”) sanno che, presentando lo scontrino, potranno anche fare il “reso” e averne, magari, un altro.

Non dovrebbe funzionare così!

E’ proprio il “modo di pensare”, la (non) “cultura” cinofila diffusa (che di “cinofilo” ha ben poco) che è completamente sbagliata!