Punti cardine della nostra filosofia cinofila
Sono ormai tanti quelli che ci contattano – per email, per telefono o per il tramite dei nuovi proprietari di nostri cuccioli – da tutta Italia, per chiederci se sia possibile venire a “visitare l’allevamento” (in realtà: casa nostra! Quindi: NON è un “allevamento”!) per scopi formativi-didattici-professionali e quant’altro (di solito studenti di materie cinofile, educatori cinofili, etc…).
Purtroppo il tempo è sempre molto tiranno e la priorità, per visitare “l’allevamento” (in realtà: casa nostra!) viene data alle coppie ed alle famiglie intenzionate (ma, soprattutto, idonee) ad inserire, in famiglia, un cucciolo.
Ecco perchè, il più delle volte, siamo costretti, nostro malgrado, a rispondere così:
Buongiorno Sig.ra xxxxxx,
grazie per la Sua mail e scusi il ritardo con cui riscontro la Sua.
……..omissis……..
I nostri cani (di 5 razze pastorali diverse; di cui solo la metà dei Pastori Svizzeri, l’unico che riproduciamo, ma solo una o due volte l’anno e nemmeno tutti gli anni) sono prima di tutto cani “di famiglia”.
Che vivono (e dormono; alcuni quasi letteralmente, in camera da letto; molti altri, dentro le mura domestiche) con noi e – noi – con loro; che lavorano, attivamente, in guardianìa sul nostro (e loro) territorio recintato (in altre parole: il giardino, di casa nostra); e che, sostanzialmente, vivono in simbiosi con noi (e – noi – con loro).
Facciamo (se le facciamo!) pochissime cucciolate, max. una o due l’anno; la cucciolata autunnale/invernale è stata consegnata a fine gennaio/primi febbraio; la prossima è prevista per fine estate dell’anno prossimo, buon fine del calore atteso permettendo), dato che siamo amatoriali e occasionali, dato che non è la nostra attività principale, né ci interessa lo sia (in tal cal caso, infatti, avrebbe avuto più senso avere tutti “svizzeri”, facendo cucciolate tutto l’anno e tutti gli anni).
Peraltro, come intuibile, l’elevato numero dei nostri “bambini” pelosi, assorbe molto tempo (e d’altronde il piacere di avere cani, secondo me, consiste proprio in questo: poterci passare più tempo possibile; stile di vita permettendo).
Quando abbiamo (o abbiamo in previsione) cucciolate, è ovviamente richiesta, da parte nostra, una visita preliminare, per approfondire – reciprocamente – la conoscenza e valutare l’opportunità di accettare una prenotazione.
Attualmente le visite riprenderanno con l’inizio della bella stagione ed i primi incontri (che avvengono, di regola, a week-end alternati) sono già previsti a partire da fine aprile/primi maggio, con famiglie che ci hanno contattato telefonicamente e che stanno valutando l’inserimento di un cucciolo nel loro contesto familiare da almeno un semestre.
Dette visite, pertanto, hanno la precedenza sulle tante, altre, richieste a vario titolo.
Ultimamente, infatti, ci stanno contattando in molti, da tutta Italia (solitamente educatori/trici, studenti di materie cinofile o, in generale, zoofile; o anche semplici appassionati), chiedendoci se sia possibile una “visita all’allevamento” [NON è un “allevamento”: è casa nostra, presso cui vivono, con noi, tutti i nostri cani! Ndr], solitamente a scopo formativo-didattico o – come è capitato una volta – per svolgere una tesina.
Purtroppo – trattandosi di una privata dimora (e NON di un “allevamento”, tanto meno amatoriale non essendoci i presupposti della continuità), oltre che per mancanza di tempo da parte nostra – non siamo in grado di soddisfare queste richieste.
Inoltre ricevere visite (da “estranei”, seppur “non-ostili”) sul territorio, può innervosire alcuni soggetti del ns. branco (4 maschi di Pastore dell’Asia Centrale, molto equilibrati ma molto territoriali e che quindi – quando ci sono visite, a qualsiasi titolo – preferiamo tenere dentro le mura domestiche; soprattutto… di notte, per visite – diciamo – inaspettate!).
I quattro “pilastri” della nostra filosofia cinofila e del nostro modo di “vivere i cani” sono:
- cani liberi (su un territorio di ca. 5.000 mq.);
- cani in branco (un gruppo di cani non “fa”, automaticamente, “un branco”);
- cani in famiglia (che fa parte del branco);
- cani alimentati in modo naturale (quindi, principalmente carne fresca cruda e “ossuta“; come facciamo da anni, nonostante il parere contrario della quasi totalità del mondo veterinario).
Quindi, come rispondo sempre ai molti che ci fanno (su Facebook e non solo) i (sempre graditissimi) complimenti “come allevatori”: noi non solo NON lo siamo (“allevatori”), ma NEMMENO ci sentiamo, TANTO MENO ci teniamo ad esserlo (“allevatori”), data la “fauna” esistente in quel settore.
Nei confronti degli umani, siamo semplicemente i privati “proprietari” (non siamo una società agricola; come, forse, converrebbe con un tal numero di cani, considerati gli elevati costi, soprattutto per l’alimentazione); laddove, nei confronti dei nostri cani, ci sentiamo (anzi, mi sento; anzi: sono) semplicemente (il) “capobranco” (del branco “interspecifico”, come dicono gli esperti; anche se i nostri 3 gatti temo non siano… d’accordo!).
Tutto qua.
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